IL CONFINDUSTRIALE
Parole pesanti quelle usate da Montezemolo nella sua relazione all'assemblea di Confindustria. L'Italia e' in recessione, i politici pensano troppo alle urne, non si fanno le scelte coraggiose: cosi', piu' o meno, dice. Le cose vanno male (e in effetti qualche dubbio in questo senso ce lo avevamo gia' anche prima che Montezemolo ci "illuminasse"...) e dunque non ci sono soldi per gli aumenti salariali, definiti come "l'anticipo dei licenziamenti di domani". Pero' poi si torna sulla solita richiesta: via subito l'Irap. Insomma, c'e' la crisi, i conti del Belpaese vanno male e dunque tutti devono fare la loro parte, rinunciando a qualcosa, mentre gli industriali si dovrebbero vedere azzerare l'Irap. Ah beh, in effetti proprio una bella ricetta... per gli industriali. Qualcuno dira': ma cosi' l'industria si rimette in moto e a cascata il sistema italiano si riprende. Si', certo, in teoria, almeno secondo una certa teoria, puo' funzionare cosi'. Ma, domandina: siamo sicuri che gli eventuali soldi che gli industriali dovessero risparmiare dopo una eventuale cancellazione dell'Irap finirebbero effettivamente "in circolo" nel sistema economico nazionale... e non, magari, investiti in Paesi a basso costo di mano d'opera come la Cina, la Romania o il Bangladesh? Cosi', random, mi viene in mente quel bel servizio di Striscia la notizia di qualche tempo fa in cui e' stato mostrato come persino i gadgets tutti "italian style" della Fiat di Montezemolo e Lapo, quella che del made in Italy ha fatto una vera bandiera, non vengono in larga parte fatti in Italia ma appunto in Paesi esteri dove il lavoro e' piu' economico...
Parole pesanti quelle usate da Montezemolo nella sua relazione all'assemblea di Confindustria. L'Italia e' in recessione, i politici pensano troppo alle urne, non si fanno le scelte coraggiose: cosi', piu' o meno, dice. Le cose vanno male (e in effetti qualche dubbio in questo senso ce lo avevamo gia' anche prima che Montezemolo ci "illuminasse"...) e dunque non ci sono soldi per gli aumenti salariali, definiti come "l'anticipo dei licenziamenti di domani". Pero' poi si torna sulla solita richiesta: via subito l'Irap. Insomma, c'e' la crisi, i conti del Belpaese vanno male e dunque tutti devono fare la loro parte, rinunciando a qualcosa, mentre gli industriali si dovrebbero vedere azzerare l'Irap. Ah beh, in effetti proprio una bella ricetta... per gli industriali. Qualcuno dira': ma cosi' l'industria si rimette in moto e a cascata il sistema italiano si riprende. Si', certo, in teoria, almeno secondo una certa teoria, puo' funzionare cosi'. Ma, domandina: siamo sicuri che gli eventuali soldi che gli industriali dovessero risparmiare dopo una eventuale cancellazione dell'Irap finirebbero effettivamente "in circolo" nel sistema economico nazionale... e non, magari, investiti in Paesi a basso costo di mano d'opera come la Cina, la Romania o il Bangladesh? Cosi', random, mi viene in mente quel bel servizio di Striscia la notizia di qualche tempo fa in cui e' stato mostrato come persino i gadgets tutti "italian style" della Fiat di Montezemolo e Lapo, quella che del made in Italy ha fatto una vera bandiera, non vengono in larga parte fatti in Italia ma appunto in Paesi esteri dove il lavoro e' piu' economico...
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