Il "prodotto"? Uno sconosciuto
Perchè "sconosciuto"? Perchè in un sacco di grandi aziende nostrane, aldilà delle "dichiarazioni di facciata", in realtà quotidianamente la gente persegue altri obiettivi rispetto a quella che secondo me dovrebbe essere quasi una sorta di "religione aziendale": la cura del proprio prodotto, la verifica quasi maniacale che sia in linea con le mutevoli esigenze del proprio mercato. In teoria tutti la pensano così, poi però in pratica nel quotidiano la gente, appunto, concretamente dedica il suo tempo in attività diverse: cercare di "lisciare" il proprio capo, partecipare a riunioni inutili, darsi ai "giochi politici" delle cordate e delle "trame" in società. E i manager, che dovrebbero per primi dare il "buon esempio", pure loro alla fine se ne fregano del prodotto, troppo occupati a cercare di farsi le scarpe a vicenda. Ecco, uno dei problemi cruciali, non solo peraltro in Italia, a mio avviso è proprio questo. Mettere al centro il prodotto, non solo nelle parole ma nelle azioni concrete di tutti i giorni, è la unica via che può far sperare di tenere in salute una azienda. Prendete il caso Toyota. Dopo il boom degli anni ottanta l'industria automobilistica nipponica aveva perso un po' di smalto. Ma hanno tenuto duro e hanno continuato a tenere al centro il prodotto. Ed ora, aiutati per la verità anche da uno yen debole che favorisce l'export nel mondo, sono effettivamente arrivati a superare anche la General Motors. Il prodotto Toyota c'è, è evidente. Quello Gm o Ford da tempo si vedeva che si era "scollato" dal mercato. Alla fine è tutto qui il punto. E da noi? Come dicevamo, ahimè, in troppe aziende il prodotto è uno "sconosciuto". Non è vero secondo me che l'industria italiana sia irrimediabilmente spacciata. Lo dice chi non è più in grado (o forse non lo è mai stato) di fare una vera strategia di prodotto. Prendete i casi Geox o Giovanni Rana: dove c'è una vera "vision" ci sono ancora tutte le possibilità di fare bene.
pubblicato da Steve Trader
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