30 settembre 2008

Cura dimagrante

"La vecchia 3 sparisce per far spazio a una nuova società. Passiamo da una struttura divisionale a una funzionale e in questo passaggio, con una prima fase che prevede esodi volontari, potremmo arrivare fino a un massimo di 450 tagli. Abbiamo elaborato un piano per smussare la diminuzione dei ricavi e per sistemare la struttura dei costi": ecco un passaggio interessante dell'ultima intervista rilasciata da Vincenzo Novari a Mf, passaggio che l'amico Albert mi ha segnalato (grazie ancora!) e che giustamente ha già messo in evidenza sul suo blog (sempre interessante, ve lo consiglio se ancora non lo conoscete). Dunque, fino a 450 "esodi volontari" alla 3 Italia. L'a.d. della società dei videofonini comunica la novità. Che forse a qualche lettore di questo blog può aver fatto tornare in mente un recente "cripto-rumor" ;-)

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Mal di Borsa

Borse di nuovo da panico. Personalmente, come ho già avuto modo di dire più volte, non credo comunque che siamo all'inizio di un nuovo '29 (come invece molti sostengono). Fase difficilissima sì, ma crollo totale del mercato come allora no. Questa almeno la mia sensazione (e, lo ripeto come sempre, non mi considero un "esperto" nè tantomeno un "guru" o roba simile). Secondo me il sistema non sta definitivamente saltando in aria, ma piuttosto pagando gli eccessi di anni e anni di finanza spregiudicata. Dopo una sbornia si sta male, ma il "male" è passaggio fisiologico per rimettersi in sesto. Ecco, banalizzando molto, io la vedo così. Pagato il conto, tutto si rimetterà in moto (certo, il conto appare enorme, ma d'altronde enormi sono pure le colpe da espiare). Sotto questa prospettiva, tutto quello che sta succedendo assume una fisionomia più "naturale" e non "catastrofista". Le differenze sono grandi (stavolta è tutto più grave in molti sensi), lo premetto subito, ma quello che sta accadendo ricorda in qualche modo l'ultima crisi sui mercati prima di questa, ovvero quella dello "sboom" della cosiddetta "new economy". Se non ricordo male, i massimi sulle Borse furono toccati attorno a marzo/aprile 2001 e poi da lì sempre più giù fino al fondo da cui si cominciò sostanzialmente a ripartire dall'estate del 2003. Quasi da manuale di analisi tecnica, l'euforia segnò i massimi e il panico i minimi. Ora, nei dettagli la storia è sempre diversa, ma negli schemi di base tende invece a ripetersi. Non credo che in questo momento siamo ancora al fondo, è troppo presto e ci sono ancora probabilmente troppe cose da smaltire, ma alla fine del tunnel secondo me ci sarà la ripresa, non il baratro definitivo. Certo, il problema è uno solo: il timing. Non è facile capire "in corsa" i trend, capire se un livello può essere un "fondo" in grado di tenere. Per questo i sedicenti "esperti" e "analisti" in queste fasi tendono a non dire nulla di concreto. Stanno sul vago, cincischiano o fanno generici inviti alla prudenza. Dopo, numerelli alla mano, ci diranno che avevano tutto previsto. Nel "dopo" sono bravissimi ;-)

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29 settembre 2008

Aste online...
"al ribasso"


Quelli di Mamabid.com sono miei amici e dunque ne parlo volentieri. Sul loro sito propongono le aste online "al ribasso", che sono una delle ultime novità su internet. Si aggiudica il prodotto chi offre di meno (!), ma è il solo a quel livello di prezzo: cliccando qui potete trovare la spiegazione, chiara ed esaustiva, di come funziona questo originale tipo di asta. Il meccanismo consente, se si ha fiuto e pure una buona dose di fortuna, di fare davvero grandi affari. Su Mamabid ci sono all'asta in questi giorni un cellulare iPhone, una telecamera Sony, un navigatore satellitare Tom Tom, un orologio Rolex, un iPod e buoni carburante Agip. Se vi va, potete tentare la fortuna.

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26 settembre 2008

Amor patrio, oltreconfine

La settimana scorsa Carlo De Benedetti ha lanciato l'allarme: "L'Italia non conta più nulla". E lo ha fatto con toni apocalittici: "Se arrivasse uno tsunami e non ci fosse più l'Italia nessuno se ne accorgerebbe". Preoccupatissimo per le sorti della amata nazione, l'Ingegnere ha indicato anche la via d'uscita: "Riscoprire la sponda sud del Mediterraneo". Insomma, l'Italia guardi verso sud. Lui però intanto guarda verso nord: l'anno prossimo diventerà cittadino svizzero...

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Caporetto Cgil:
dalla bandiera rossa
a quella bianca...

Penoso il tentativo di Epifani di raccontare in modo diverso la vicenda Cgil-Cai. Dice di essersi deciso a firmare perchè nel frattempo sono state cambiate le condizioni. La verità è che il piano Cai non è cambiato affatto. Quello era e quello è rimasto. La verità è che la Cgil si è trovata spalle al muro, pressata dall'opinione pubblica e dal crescente malcontento anche tra la base dei lavoratori Alitalia, e di conseguenza ha dovuto fare marcia indietro e firmare. Questo, al di là della specifica vicenda, è a mio avviso un fatto che può costituire un precedente molto positivo. La Cgil si era infatti abituata (soprattutto con il governo Prodi) a dettare diktat e ad usare in modo sostanzialmente ricattatorio la politica del no a prescindere. Ora invece ha dovuto piegare la testa. Una bella lezione. In Italia i sindacati rappresentano sempre più una realtà superata dalla evoluzione storica del mondo del lavoro (basta vedere la base degli iscritti: metà è costituita da pensionati e l'altra metà in larga parte è fatta di dipendenti pubblici!). Una realtà che troppo spesso dà l'idea di muoversi più per difendere il proprio potere e i propri privilegi piuttosto che i reali interessi dei lavoratori. Un sistema-Paese, se vuole cominciare davvero a togliersi di dosso quelle rigidità corporative e di casta che frenano uno sviluppo liberale (in Italia questo è secondo me, come ho già scritto più volte, il primo problema che andrebbe seriamente affrontato con una serie di radicali riforme) non può più accettare di essere costantemente frenato e ricattato da sindacati abituati alla linea del no sempre e comunque. Dunque, ben venga se Epifani viene rimesso in riga su una trattativa di primo piano come quella Alitalia. Può essere appunto un utilissimo precedente. Lui ora racconti pure la "sua" verità. La gente non è stupida a tal punto da bersela. Tutti hanno capito benissimo cosa è successo.

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24 settembre 2008

Lo spezzatino

Tragicomico vedere ora Epifani che invita a trattare con la Lufthansa. Quei "volponi" della Cgil e dei sindacati dei piloti non hanno ancora capito che a questo punto della vicenda (a cui si è giunti grazie alla loro ottusità) le compagnie aeree straniere stanno solo aspettando la dichiarazione di fallimento per poi comprare a pezzi (solo quelli "buoni") e a prezzi da svendita? Non ci arrivano proprio. O fanno finta di non arrivarci...

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23 settembre 2008

Piloti Anpac in picchiata


Come spesso accade, la foto e il relativo titolo sulla prima pagina di Libero da soli valgono più delle tante parole dei tanti editoriali dei tanti blasonati giornali. Nel merito della questione, direi che l'Anpac, il sindacato dei piloti, sta riuscendo nel non facile compito di apparire peggio persino della Cgil. Prima la sparata sul loro "stress" che rischia di provocare incidenti aerei (ideale per far fallire ancora più velocemente la loro compagnia!) su cui ora cercano in modo penoso di fare marcia indietro. E poi questa ideona di comprare loro l'Alitalia usando i Tfr. Peccato solo che, se l'azienda salta, è tutto da dimostrare che loro riescano ad avere gli oltre 300 milioni di euro di cui si parla (il commissario Fantozzi è già stato molto chiaro su questo: lui pagherà solo lo stipendio di settembre e poi manco più un centesimo!). E peccato pure che tra gli stessi piloti aderenti all'Anpac non sia stato fatto un referendum interno su questo e dunque, anche se per ipotesi ci fossero i soldi, sarebbe da vedere se tutti davvero poi sarebbero disposti a giocarsi il Tfr. La verità è che già come sindacalisti i capi dell'Anpac convincono sempre di meno (e infatti diversi piloti stanno già prendendo le distanze), figuriamoci come uomini di finanza! Semplicemente un disastro. Ormai si gioca sull'orlo del baratro. Da un giorno all'altro tutta la flotta di alitalia potrebbe ritrovarsi bloccata definitivamente a terra perchè non ci sono più i soldi per pagare il carburante. Cosa aspettano i piloti a decidersi a sfiduciare il vertice dell'Anpac? E' l'unica cosa saggia che potrebbero ancora fare.

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22 settembre 2008

L'esubero (non) è uguale per tutti

Si potrebbe pensare che per i sindacati gli esuberi siano tutti uguali, tutti da trattare nello stesso modo. In fondo, a prescindere dall'azienda, un lavoratore è sempre un lavoratore. E un esubero quindi un caso umano in qualunque società. Si potrebbe pensare così, ma forse così non è. Basta confrontare il caso Alitalia con quello Telecom. In Alitalia i sindacati pur di non arretrare di un centimetro sono disposti a portare l'azienda in fallimento. In Telecom Italia, come riporta sul suo blog l'amico Albert, proprio in questi stessi giorni, senza un particolare tasso di conflitto e in ogni caso con una differenza abissale rispetto alla vicenda Alitalia, sarebbe stato siglato l'accordo tra azienda e sindacati per la messa in mobilità dei 5mila dipendenti in esubero rispetto al piano industriale già presentato tempo fa (5mila in Telecom come 5mila prevedeva la Cai in Alitalia, dunque davvero parliamo di casi equivalenti). In Alitalia i sindacati rispondono con le barricate, mentre in Telecom la questione esuberi viene affrontata grosso modo come ordinaria amministrazione. Forse perchè sul caso Alitalia sono accesi i riflettori dei media mentre su Telecom no? Perchè questa clamorosa differenza di atteggiamento? I lavoratori non sono tutti uguali per chi dice di rappresentarli? Per i sindacati un lavoratore Telecom non "vale" allo stesso modo di uno dell'Alitalia?

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Il "non-lavoratore" che rappresenta i lavoratori

Per curiosità sono andato a cercare su Wikipedia la biografia di Guglielmo Epifani, gran capo della Cgil e "signor no" nella vicenda Alitalia. Ecco cosa ho letto: "Nel 1953 la famiglia si trasferì a Milano, dove Epifani terminò il liceo. Nel 1973 si laureò all'Università La Sapienza di Roma in filosofia con una tesi su Anna Kuliscioff e successivamente si iscrisse alla Cgil, dove lavorò come sindacalista. Nel 1974 diresse la casa editrice della Confederazione, l'Esi, aumentando in maniera considerevole il suo prestigio all'interno della confederazione: nel giro di due anni approdò prima all'Ufficio sindacale, dove coordina le politiche contrattuali delle categorie, e poi all'Ufficio Industria della Confederazione. Socialista e "craxiano" convinto, nel 1979 inizia la sua carriera di dirigente sindacale con l'incarico di segretario generale aggiunto della categoria dei lavoratori poligrafici e cartai. Nel 1990 entra nella segreteria confederale e nel 1993 sarà nominato segretario generale aggiunto da Bruno Trentin. È stato iscritto al partito dei Democratici di Sinistra. Vice di Sergio Cofferati dal 1994 al 2002, a seguito delle dimissioni del cinese, diviene segretario generale della Cgil". Questo dunque il curriculum di Epifani. Pensando proprio alla vicenda Alitalia, mi viene da dire che è perlomeno curioso che uno che non ha mai lavorato in una azienda, ma solo nel sindacato (vogliamo considerarlo "vero" lavoro?), oggi si trovi di fatto a decidere del futuro di una grande azienda e dei suoi 20mila dipendenti. Forse, invece di far festa per il fallimento della propria azienda, i dipendenti Alitalia dovrebbero avere l'intelligenza di capire che sarebbe meglio che a fallire fosse la Cgil...

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19 settembre 2008

Piange il telefono

Rumor fresco di giornata. Devo per forza essere "criptico" perchè è davvero pesante. Parliamo di un noto operatore di telefonia mobile. Proprio oggi sarebbe stato definitivamente varato un piano, a cui ha lavorato una nota società di consulenza, che prevede incentivi all'uscita per ben 500 dipendenti. Insomma, grossa cura dimagrante in vista...

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Spettacolo indecente


Davvero un brutto spettacolo quello offerto ieri dai dipendenti Alitalia. Il ritiro dell'offerta Cai apre di fatto le porte al fallimento dell'azienda. E loro che fanno? Festeggiano. Anche tutti quelli (come il sottoscritto) che avevano visto con favore l'opzione Cai semplicemente perchè la ritenevano a questo punto il "meno peggio" (e che in questo senso erano disposti a sopportare che parte dei costi Alitalia finisse sui conti dello Stato tramite la ormai celeberrima "bad company") hanno sicuramente provato disgusto davanti alle penose scene viste ieri sera in tv: a Fiumicino sembrava Capodanno, mancavano giusto fuochi d'artificio e champagne! Atteggiamento vergognoso da parte dei lavoratori Alitalia che erano lì. Ci si può sforzare di capire tutto in situazioni così difficili, ma questo proprio no. Non si fa festa per un fallimento alle porte. Particolarmente odiosi e stupidi poi certi cori da stadio, come quello: "Tutti in treno, ve ne andrete tutti in treno". Stupidi, perchè è evidente che, se Alitalia chiuderà davvero i battenti, gli slot negli aeroporti verranno riassegnati ad altre compagnie. Cari dipendenti Alitalia, noi non saremo costretti ad andare in treno (peraltro è capitato spesso di essere trattati molto meglio in treno che su certi voli dell'Alitalia), voleremo con Lufthansa, con Ryanair, con British Airways o con qualche altra compagnia, mentre sarete voi a ritrovarvi a piedi, in strada. E, per lo spettacolo indecente che avete dato ieri, non ci mancherete. Volete a tutti i costi il fallimento (uno degli slogan di ieri era: "Meglio fallire")? E allora fallite. Ma senza tutti gli interventi statali straordinari che vi erano stati offerti. Pensate che sia facile trovare una soluzione per un'azienda ridotta come la vostra? E allora trovatevela. Ma da soli. Nelle aziende private che vanno a finire male, soprattutto in quelle medio-piccole, di certo per i lavoratori non viene fatto tutto quello che è stato prospettato per l'Alitalia. A questo punto i soldi andate a chiederli ai vostri idoli della Cgil, non allo Stato che vi ha già mantenuto a lungo, troppo a lungo. Adesso davvero basta, la misura è colma. Si è superato anche il limite della decenza.

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18 settembre 2008

Più chiaro di così...

Premessa: già lunedì scorso un lettore di questo blog mi aveva parlato di questa cosa che sto per raccontare lasciando un commento ad un post. Mi era sembrata talmente incredibile che, nel dubbio, non avendo tempo in quel momento per verificare, ho deciso senza pensarci troppo di fermare il suo commento. Ora posso dire che aveva ragione lui e di conseguenza mi scuso con lui (dico "lui" perchè non ritrovo il commento; se mi riscrive mi fa molto piacere).

Fatta questa premessa a cui per correttezza tenevo, veniamo al fatto, clamoroso e sintomatico: ancora fino a lunedì 15 sul sito internet di "PattiChiari" (consorzio creato da tutte le banche italiane tramite l'Abi per favorire la trasparenza bancaria) i bond della Lehman Brothers erano indicati come "obbligazioni a basso rischio"! Solo dopo che Lehman ha dichiarato bancarotta i bond sono stati tolti dalla sezione degli strumenti a basso rischio [questa la comunicazione: "In data 15/09/2008 tutti i titoli Lehman Brothers sono usciti dall'elenco PattiChiari "Obbligazioni basso rischio basso rendimento" a seguito della comunicazione della stessa società di voler depositare la dichiarazione di fallimento (chapter 11 of the U.S. Bankruptcy Code)]. Ancora dunque fino ad un minuto prima del crack erano presentati tra gli strumenti finanziari adatti a risparmiatori in cerca di investimenti tranquilli. Leggo questo sul sito di PattiChiari: "Il nostro obiettivo è offrire strumenti semplici e moderni che ti aiutino a capire meglio i prodotti finanziari e scegliere quelli più adatti alle tue esigenze". Beh, grazie, ma personalmente forse ne faccio a meno...

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17 settembre 2008

Azioni gratis ai manager


Oggi mi è capitato di leggere questo: "Telecom ha dato compimento al piano di assegnazione di azioni gratuite destinate a manager e amministratori annunciato lo scorso 8 agosto. Lo si apprende da una nota secondo la quale sono stati distribuiti 13,58 milioni di titoli del valore di mercato di 1,12 euro alla data di assegnazione dell'8 agosto e di 1,08 euro per quelli consegnati il 16 settembre". Nel grafico qui sopra si può vedere l'andamento del titolo di Telecom Italia nell'ultimo anno. Le azioni gratis sono una sorta di premio? Se sì, per cosa continuano ad essere premiati i manager e gli amministratori di Telecom?

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16 settembre 2008

In libreria

Il titolo è tosto. E sicuramente, diciamo così, molto diretto ;-) Gli autori sono conosciuti per essere seri e competenti. Sto parlando di "Vaffanbanka" scritto dalla affiatata coppia Fratini e Marconi. Ho scoperto che è uscito questo libro sul blog dell'amico Buddy Fox, che ha già pubblicato in questo senso una sua recensione e che presto intervisterà proprio Fratini e Marconi. Il libro sarà presentato ufficialmente il giorno 23 a Milano. Personalmente mi incuriosisce molto e quindi ho intenzione di leggerlo.

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15 settembre 2008

A che servono gli analisti?

Nel giorno della bancarotta di un altro colosso americano, Lehman Brothers, tra le mille notizie che arrivano su mercati finanziari comprensibilmente di nuovo nel panico c'è pure questa: gli analisti delle agenzie Moody's e Fitch decidono di azzerare il rating di Lehman Brothers; il nuovo giudizio di Moody's sulla banca d'affari statunitense è a livello "junk" (spazzatura). Suonerà un po' qualunquista e banale, ma viene davvero da chiedersi a cosa servono gli analisti finanziari. Azzerare il rating di un'azienda, dunque in sostanza dire che non c'è più speranza, dopo che questa ha dichiarato fallimento lo sanno fare tutti. Non servono blasonati biglietti da visita o master in finanza per dire che quando un gruppo è in bancarotta non dà più garanzie. A che serve il rating se arriva dopo?

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12 settembre 2008

"A che punto stiamo?"

Aldo via mail mi ha scritto questo: "Inutile cercare di capire, impossibile verificare la verità, tutti i guru dicono tutto ed il contrario di tutto. Una sola cosa vorremmo sapere con certezza: a che punto siamo?. Il 29 è una barzelletta o una possibilità? Greenspan dice la verità o continua a raccontarci ciò che gli fa più comodo? I paesi emergenti sono spariti? Quanti disastri (bolle) della cosiddetta finanza creativa e delle banche compiacenti devono ancora venire a galla? Con quali effetti concreti? Quanto deve ancora ridimensionarsi l'economia? Se le bolle sono state create da disonesti e furbetti cosa facevano i controllori? Disonesti anche loro? E per di più cretini?. Attendo risposte. Saluti Aldo".

Beh, certo le domande che pone Aldo sono quelle che tengono banco sui mercati finanziari in questo periodo e non è facile dare risposte. La verità è che nessuno può avere risposte certe (solo i presunti "guru" e "super esperti" dei quali personalmente preferisco continuare a diffidare visto le cantonate che prendono...). Ognuno di noi può semplicemente raccontare le sue sensazioni e opinioni senza pretesa di avere la sfera di cristallo. E questa è sempre stata la mia filosofia su questo blog. Venendo al punto, ecco cosa ho risposto ad Aldo: "Come ho già avuto modo di dire in passato, personalmente non credo che siamo vicini ad un nuovo 29. Fase difficile sì, catastrofe come allora no. Oggi il sistema è molto più evoluto e ha elementi che gli consentono di tenere meglio. Si lasceranno andare verso il sacrificio vittime anche illustri, come banche americane (perchè la coperta non copre più tutti), ma al contrario del 29 il sistema non tracollerà totalmente. E, in ogni caso, come già detto sul blog qualche tempo fa, credo che il vero scossone in negativo al sistema dei mercati interconnessi arriverà in futuro non da Wall Street ma da Shangai. Lì il mercato si tiene su bluff destinati a non reggere. Ciao, Steve". Questa la mia idea, dunque.

A questo punto, visto che sono aperti i commenti ai post, mi piacerebbe che chi vuol dire la sua scrivesse appunto un commento su questo. Per aprire una discussione che credo potrebbe essere utile e interessante.

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11 settembre 2008

Non dimenticare mai

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10 settembre 2008

Obama è proprio cotto


Come ho già detto, Obama è cotto, perderà. Il duo McCain-Palin è partito in volata e a questo punto ha le carte in regola per vincere. Dopo l'ubriacatura mediatica degli ultimi mesi (grazie alla forza di certe storiche lobbies democratiche che ad un certo punto hanno mollato Hillary per convergere sull'outsider Barack...), ora Obama dà irrimediabilmente l'idea di essere tutta immagine e poca sostanza. McCain al contrario comunica concretezza e capacità di governo. Questo lo pone in vantaggio. Obama lo ha capito e comincia a mostrare segni di cedimento psicologico (un po' come successe qualche mese fa a Hillary Clinton quando iniziò a capire che la sfida in casa democratica per lei volgeva al peggio). Due giorni fa c'è stato il lapsus religioso. All'Obama che ha sempre negato di essere islamico è scappato un "la mia fede musulmana" subito corretta in "la mia fede cristiana" e basta vedere che botto di accessi ha fatto il relativo filmato su YouTube per capire quanto anche un banale lapsus possa colpire gli americani se si parla di Islam. Ora c'è la sua ultima, volgarotta, sparata contro McCain e la Palin. Guardate il video qui sopra. Il candidato democratico, parlando proprio del duo repubblicano, dice: "You can put lipstick on a pig, is still a pig". Tradotto: puoi mettere del rossetto ad un maiale, resta sempre un maiale. Riferito a McCain e Palin e, in particolar modo, a quest'ultima (in una recente intervista la Palin ha parlato proprio del suo rossetto). Già se uno che finora è sempre stato dato in pole position si riduce ad attaccare brutalmente chi lo insegue forse vuol dire che i giochi si sono riaperti, se poi lo fa uno come Obama incensato come candidato modello e maestro di correttezza politica, beh allora significa che davvero l'aria è cambiata. Additare gli avversari, e in particolare una donna (!), come "maiali con il rossetto": una ciclopica caduta di stile che finisce solo per favorire ulteriormente il ticket repubblicano. Insomma, un clamoroso boomerang. Obama sente che la sua cavalcata verso la Casa Bianca si è fermata e la cosa lo manda in tilt.

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Spada (iberica) di Damocle

Tutti questi rumors - parecchio malignetti ;-) - che è facile sentire in giro. Il titolo che in Borsa viaggia bastonato (quotazioni ai livelli degli ultimi giorni non si vedevano dalla bellezza di un decennio). E il potente patron della potente Telefonica de Espana che proprio questa settimana è venuto a farsi un giretto in terra italiana. In effetti, se uno volesse pensar male, gli elementi per farlo non sembrerebbero proprio mancare ;-) Se li si guarda poi tutti insieme, combinati, beh allora il mix è davvero acido. Mi sono sempre chiesto: perchè Franco Bernabè ha voluto tornare in Telecom Italia? Con quale strategia di rilancio? Chi mi segue da tempo sa che sono stato "freddino" su questa nuova gestione fin dalla prima ora. Diciamo scettico, ma comunque curioso di vedere cosa Bernabè avrebbe tirato fuori dal cilindro (e sì, perchè nel momento in cui è entrato lui era evidente a tutti che per una Telecom parecchio appannata ci voleva una "magia"). Francamente, a distanza ormai di mesi e mesi, personalmente (per carità, è solo la mia modesta e soggettiva percezione) non mi sembra di aver visto nulla di così significativo uscire da quel cappello. Il ribasso di Borsa secondo me riflette proprio questo. E' misura di delusione. E, soprattutto, erode pericolosamente l'investimento degli spagnoli. Diciamoci la verità, la domanda vera a questo punto è: per quanto tempo ancora alla Telefonica staranno tranquilli? Spada di Damocle sulla capoccia di Bernabè...

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09 settembre 2008

Le "regole" (di buona educazione) per i commenti su questo blog

Sui blog mi capita spesso di vedere una cosa che detesto: per tante persone che civilmente dicono la loro in un senso o nell'altro, pochi idioti che rovinano tutto con gli insulti. Il libero confronto tra opinioni diverse significa democrazia e progresso. Le persone mature e intelligenti sanno dialogare anche se hanno idee diametralmente opposte. Chi invece ricorre a insulti, scurrilità o peggio ancora minacce e violenza verbale dimostra solo di non avere altri argomenti, di non saper imbastire un ragionamento. In sostanza dimostra la sua ignoranza. Tutto questo per dire che su questo blog c'è la possibilità di lasciare commenti ai post anche in forma anonima (lo può fare dunque anche chi non ha un account Google), ma allo stesso tempo è attivata pure la moderazione. Ciò significa che ogni commento prima di andare effettivamente online resta in attesa di approvazione da parte del sottoscritto (dovrete avere solo quindi un po' di pazienza prima di veder pubblicato quello che avete scritto). Nessuna censura di opinioni e critiche. Solo buona educazione (sarò un po' all'antica ma per me è ancora un valore irrinunciabile). Non lascerò mai e in alcun caso andare in pubblicazione gli eventuali commenti che risultassero volgari o violenti. Mi spiace, ma per i cretini qui non c'è posto. Sono certo che tutti quelli che hanno voglia di confrontarsi veramente lo apprezzeranno.

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08 settembre 2008

Vincerà McCain

Lo avevo già scritto all'interno di un post prima delle vacanze estive e ora, dopo la convention repubblicana (quella tra le altre cose della "rivelazione" Sarah Palin), ne sono ancora più convinto: sarà McCain a vincere le elezioni presidenziali americane, Obama è già cotto. Negli Usa Obama tende ormai ad essere sempre più percepito come pura immagine. Una bella immagine, certo, ma solo quello. Al di là dello show mediatico poca roba. McCain al contrario riesce adesso a comunicare concretezza, solidità e esperienza. Insomma, dà molte più garanzie di saper guidare l'amministrazione americana. E per questo vincerà. Accetto scommesse ;-)

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04 settembre 2008

Marrazzi amari per Veltroni

Povero Veltroni. Più che Obama ricorda ormai Paperino: al buon Uolter non gliene va proprio bene una. Dopo che a sorpresa la cordata italiana per l'Alitalia si è palesata davvero (gran colpo mediatico per Berlusconi, che infatti cresce nei sondaggi che circolano...) il Partito Democratico ha deciso di non cambiare comunque strategia. Tutti i dirigenti del Pd bocciano anche questa soluzione. E, come molti altri in questo senso, non spiegano però come a questo punto si può in altro modo evitare un drammatico fallimento (i cui costi, nel senso più generale del termine, alla fine finirebbero comunque per ricadere sulle spalle dello Stato). Già, il nocciolo della questione sta tutta qui: ovvio che non si doveva arrivare a tutto questo, ovvio che non ci si doveva ridurre a cercare una via d'uscita all'ultimo minuto prima del definitivo disastro e ovvio pure che la cordata cerchi di scaricare il massimo dei costi o fuori dall'azienda o verso lo Stato con l'escamotage della "bad company" (ovvio perchè nella cordata ci sono imprenditori mica filantropi!), ovvio tutto (si può stendere una lista chilometrica delle cose che non vanno), ma il fatto è che a questo punto, ovvero ad un passo dal burrone, ahimè ci si è arrivati e dunque realisticamente e responsabilmente ora bisogna puntare sulla strada che rappresenta il "meno peggio". E di strade davanti concretamente ce ne sono solo due: o la cordata o il fallimento. Tutto il resto? Solo parole al vento, totalmente inutili ai fini pratici. In questo quadro il Pd di Veltroni ha scelto la linea del no (giusto e solo per non dare soddisfazione all'avversario politico). Ma in questo comincia ad incassare smacchi a raffica, direttamente dagli "amici". Prima c'è stata la "ulivista" Banca Intesa che ha lavorato al piano della cordata. Poi Roberto Colaninno, imprenditore storicamente caro ai Ds e papà di un esponente di spicco del Pd, che ha accettato la presidenza della nuova Cai (Compagnia aerea italiana). Adesso c'è addirittura il governatore Marrazzo (Pd) che vuole far diventare la regione Lazio socia della Cai! Insomma, la linea del Pd fa acqua. Anzi, sembra proprio un colabrodo. Forse sarebbe meglio cambiarla...

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02 settembre 2008

Alitalia docet

Torno online un po' in ritardo rispetto a quanto avevo previsto per colpa di alcuni acciacchi fisici (con cui sono ancora ahimè alle prese e che spero si possano risolvere al meglio). D'obbligo, direi, ripartire dal tema del momento: Alitalia. Bisogna riconoscere che tutti quelli (e mi ci metto anche io...) che avevano ironizzato sulla fantomatica cordata anticipata qualche mese fa da Berlusconi sono stati presi in contropiede: la cordata è saltata fuori davvero. Si può discutere sui contenuti del progetto e su tutto quello che si vuole, ma la cordata c'è. Altra "mandrakata" del "mago di Arcore" dopo la sparizione della monnezza da Napoli. Insomma, bel colpo, va riconosciuto appunto. E ha colpito sicuramente che tra i protagonisti del nuovo piano che nasce sotto il segno del governo berlusconiano ci siano Banca Intesa e Roberto Colaninno. Intesa è storicamente la banca "ulivista". E Roberto Colaninno è quello che scalò Telecom Italia con la "benedizione" dell'allora Presidente del Consiglio Massimo D'Alema (quando, come disse poi Guido Rossi, Palazzo Chigi sembrava "una merchant bank in cui non si parla inglese") e il cui figlio, Matteo Colaninno, è oggi schierato nel Partito Democratico. Per una certa sinistra, come ha già scritto il Corriere, tutto ciò crea una sorta di "sindrome da tradimento". Io trovo invece tutto questo estremamente divertente e soprattutto educativo. Già, proprio così, educativo. Per quella certa sinistra. Se la vicenda della Unipol di Consorte dovrebbe aver già insegnato loro che banchieri e finanzieri tendono ad avere certi vizietti sia a destra che a sinistra (non è che quelli vicino alla destra sono sempre e comunque dei malefici faccendieri mentre quelli che strizzano l'occhio alla sinistra sono automaticamente immacolati), ora il caso Alitalia, con Banca Intesa e Roberto Colaninno che non si fanno (legittimamente!) alcun problema nell'inserirsi nel disegno di stampo berlusconiano, dovrebbe finalmente insegnare loro una regola ancor più generale: gli affari sono affari, business is business. Non ci sono in modo marmoreo (tipo bandierine sul tavolo del Risiko) "i nostri" e "i loro" tra imprenditori e banchieri. Le logiche del denaro e degli interessi economici portano necessariamente anche alla trasversalità. Ed è un bene che sia così. Altrimenti la politica controllerebbe col guinzaglio stretto pure l'economia. Come nella storia si è abituata a fare con i sindacati (secondo la famosa teoria della cinghia di trasmissione). La realtà è sempre un po' più complessa di come taluni la vogliono dipingere. Di come in fondo la vorrebbero. E non è mai troppo tardi per impararlo...

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