14 agosto 2009

Gli "ultraitaliani"

Stavo ancora riflettendo, come molti credo, su questa ultima vicenda Agnelli. Del solito pavido e conformista atteggiamento dei giornali nostrani ho già scritto. Ora riflettevo su un altro punto. Sullo storico sbandierato "amor patrio" di casa Agnelli-Fiat. Hanno sempre cercato di fatto di farci sentire in colpa: comprare una macchina straniera? Peccato mortale! Un'offesa all'Italia intera e al tricolore (peccato solo che i soldi delle auto li incassano loro mica "l'Italia"...). Con un sacco di ingenuotti italiani che ci sono sempre cascati: gente che non si fa problemi a comprare ad esempio mobili svedesi (alla faccia dei tantissimi mobilieri italiani) o polo francesi (alla faccia dell'industria della maglieria italiana) si sente davvero in colpa se si lascia tentare da una macchina non italiana. Come se in tutti i settori industriali che non sono quello delle quattro ruote il problema non si ponesse nemmeno (decenni di martellamento mediatico e oserei dire "culturale" tutto "auto-centrico" hanno davvero lasciato il segno...). E magari chiudendo gli occhi davanti al fatto che la macchina italianissima in realtà è interamente fatta in Polonia (vedi caso Fiat 500, di cui ho già scritto proprio in questo senso). Personalmente ho sempre visto la questione in modo radicalmente opposto, come già spiegato su questo blog: i prodotti si devono vendere perché buoni, non perché si crea un "clima monopolista", altrimenti la qualità finisce per abbassarsi e alla prima vera prova con il mercato globale tutto si rivela un clamoroso boomerang. Comunque torniamo al "nazionalismo" targato Agnelli-Fiat. Ultraitaliani quando c'è da vendere auto, abbiamo detto. Ma ultraitaliani anche quando bisogna ricorrere alla italianissima cassaintegrazione. E poi ultraitaliani quando c'è da chiedere gli aiuti pubblici. Ancora, ultraitaliani quando arriva la crisi e l'azienda registra perdite, che diventano così subito una "questione di Stato" (quando invece ci sono gli utili, beh quelli ovviamente sono "questione privata"...). Ultraitaliani sempre, insomma. Salvo quando c'è da mettere da parte i propri soldini, magari "al riparo" dal Fisco (che è pure lui italiano, italianissimo, ma che nonostante questo stranamente non piace agli ultraitaliani...). In questo caso - è proprio la "lezione" di questi giorni – anche gli ultraitaliani accantonano per un attimo il bandierone tricolore e tutto il relativo armamentario di retorica del made in Italy per fare un saltino in Svizzera. Dove è pieno di italiani che amano così tanto il loro Paese ;-)

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