03 novembre 2009

La lezione del caso Ford

C'è chi giustamente parla di miracolo a Detroit. La Ford a sorpresa (anche per Wall Street) ha chiuso l'ultimo trimestre con un utile da un miliardo di dollari, dopo tre anni in rosso nei quali ha bruciato in tutto 30 miliardi di dollari. La cosa fa ancora più notizia visto che la Ford contrariamente agli altri due big del settore auto americano, Gm e Chrysler, ha rifiutato i sussidi governativi. In General Motors e Chrysler l'amministrazione Obama ci ha messo decine di miliardi di dollari. In Ford zero. Il presidente della stessa Ford ha fatto capire che sostanzialmente quando è arrivato il peggio l'azienda in qualche modo era già corsa ai ripari con ristrutturazioni, con taglio dei costi, ma anche con il lancio di nuovi modelli. Stessa cosa e nella stessa misura forse non hanno fatto gli altri due gruppi. Insomma, la lezione sembra essere ancora una volta quella che in primis bisogna fare i conti con il mercato. Puntare alla massima efficienza e soprattutto puntare a offrire i prodotti migliori per le esigenze di specifici mercati e segmenti: concetti "basic", ma che a mio avviso in periodi come questi tendono a essere (tragicamente) messi de facto un po' in secondo piano da molti gruppi industriali la cui principale preoccupazione diventa semmai quella di riuscire ad incamerare il massimo di aiuti di Stato. Su questo blog l'ho scritto più volte nei mesi scorsi, quelli in cui tutti "santificavano" il ritorno della vecchia logica delle partecipazioni statali (cosa fatta innanzitutto da Obama), e a maggior ragione dunque lo ripeto ora: qualunque cosa succeda non possiamo buttare nel cestino lo spirito liberale e le logiche di mercato. D'accordo che il "mercato selvaggio" e quello che Tremonti chiama "mercatismo" sono estremi insani e pericolosi (basta vedere il caso cinese...), estremi sicuramente da correggere (è giusto, anche questo l'ho scritto più volte: meglio parlare di fair trade piuttosto che di puro free trade), ma allo stesso modo in nome di una "emergenza crisi" (che poi fa comodo a molti...) non è accettabile di finire dritti dritti e acriticamente all'estremo opposto, quello appunto dell'assistenzialismo e dei "baracconi" tenuti artificialmente in piedi dallo Stato. Le logiche di mercato possono, anzi devono, essere presidiate da paletti e regole, ma altra cosa (propedeutica solo a disastri) è pensare di farne a meno. Perchè le logiche di mercato alla fine saltano sempre fuori, questo caso Ford ne è una dimostrazione, mentre quelle da "socialismo reale" puzzano sempre e comunque di vecchio e stantio.

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